Le vicende del monastero di San Michele ad Anacapri rappresentano un pezzo di storia locale che si intreccia con quella internazionale. Era il 1683 quando l'esercito turco, giunto fin sotto le porte di Vienna, iniziava l'assedio della capitale dell'Impero. A Capri, una monaca, Suor Serafina di Dio, discendente da un'antica famiglia dell'isola, pregava l'Arcangelo San Michele, promettendogli che se avesse sostenuto l'esercito imperiale difensore della cristianità, avrebbe fondato in suo onore un monastero ad Anacapri. Il 12 settembre del 1683, la battaglia di Kahlenberg vide la sconfitta definitiva degli ottomani, così, l'11 ottobre dello stesso anno, Suor Serafina giunse ad Anacapri e onorò il suo voto iniziando la costruzione del Monastero di San Michele.
Per circa duecento anni il monastero di San Michele prosperò e si ingrandì. Nel 1719 si completa la costruzione della chiesa di San Michele, oggi monumento nazionale, definita a ragione "un gioiello d'arte" per le opere di grande valore artistico in essa contenute, prima fra tutte il pavimento di "riggiole" raffigurante la cacciata di Adamo ed Eva dal Paradiso Terrestre, opera del maestro maiolicaro napoletano Leonardo Chiaiese, forse su disegni dello scultore Giuseppe Sanmartino.
Finchè giunse il 1808. In quell'anno, le truppe francesi di Gioacchino Murat irruppero ad Anacapri scalando le pareti rocciose sotto il sentiero dei Fortini, strappando infine l'isola di Capri agli inglesi, che la detenevano alleati dei Borbone. Era la celebre presa di Capri, ricordata anche da un'iscrizione posta sull'Arco di Trionfo a Parigi. Conquistata l'isola, il grande monastero di San Michele di Anacapri venne soppresso, requisito dal demanio e convertito in caserma militare. L'episodio è radicato a tal punto nella memoria storica del paese che ancora oggi tradizionalmente gli Anacapresi definiscono l'intero complesso "il Quartiere".
Tramontata l'epoca napoleonica e restaurati i Borbone sul trono del Regno delle Due Sicilie, il complesso di San Michele continua ad appartenere al demanio, giacendo in progressivo abbandono. La chiesa stessa, ridotta a deposito di munizioni, resta chiusa al culto, finchè, nel 1818, Ferdinando I non la donò alla Confraternita dell'Immacolata Concezione che tutt'ora ne ha cura.
Bisogna attendere la fine del secolo perchè anche il resto dell'edificio si salvi dalla rovina. Nel 1883, il conte Osvaldo Papengouth acquista dal demanio l'intero edificio. Giunto ad Anacapri con la famiglia, e finanziato dalla Società dei Missionari Battisti, il conte Papengouth trasforma il grande edificio in un magnifico albergo che egli chiama Castello San Michele. E' il periodo di massimo splendore per il complesso. Il conte lo ristruttura completamente. All'esterno, le facciate vengono adornate con sontuosi stucchi e tutti i lastrici arricchiti da merlature; internamente, le stanze e i saloni sono riccamente affrescati in stile barocco e pompeiano e vengono arredati con mobili lussuosi. Sull'arco dello scalone, il conte fa incidere la beneaugurante frase latina "Hic manebimus optime" ("Qui staremo benissimo"). L'intenzione del conte è di impiantare sull'isola una missione battista; nell'albergo, infatti, gli ospiti dei Papengouth eseguivano i riti del culto battista. Queste vicende sono raccontate, benchè in forma molto romanzata, nel bel libro del canonico anacaprese Salvatore Farace "La Fata della Grotta Azzurra", e con maggior rigore storico in E. Kawamura, "Alberghi storici dell'isola di Capri" ed in T. Fiorani, "L'eretico di Anacapri. Storia e leggenda del conte di Papengouth".
Purtroppo le enormi spese sostenute per il restauro e il mantenimento del complesso non vengono compensate da adeguati guadagni. Il conte Pepengouth vende e per qualche anno l'edificio continua a funzionare come pensione. Finchè agli inizi del '900 non viene messo all'asta, diviso in vari lotti acquistati da signori del paese.
La nostra famiglia acquisisce alcune delle parti più rappresentative: il coretto, compenetrato nella chiesa di San Michele, un angolo del chiostro e lo studio della badessa; al piano superiore, parte del corridoio principale, il salone di rappresentanza e alcune di quelle che un tempo erano le celle delle monache, affacciate sull'assolata terrazza. Nel corso degli ultimi lavori di restauro, sono venuti alla luce gli affreschi ottocenteschi parzialmente conservati, coperti dall'intonaco bianco. Ci auguriamo per il prossimo futuro di poter procedere a un recupero di questo tesoro nascosto.
Per il momento, oggi come allora il motto che il conte Papengouth volle campeggiasse sullo scalone vi dà il suo benvenuto:
QUI STARETE BENISSIMO!
Piazza San Nicola - Via Finestrale n. 1
80071 Anacapri
Isola di Capri
anticomonasteroanacapri@gmail.com
+39 081 837 2547
Copyright © 2020 Antico Monastero. All rights reserved | Design by A. Scoppa
CIN: IT063004C1EOUB56O7